
Un’edizione speciale e uno spazio ad hoc all’interno dello stand che la casa editrice Salani sta allestendo alla Fiera del libro per ragazzi di Bologna, in programma dal 30 marzo al 2 aprile prossimi. Pippi Calzelunghe compie 70 anni e queste sono solo alcune delle iniziative per festeggiare un personaggio rivoluzionario della letteratura internazionale. Ma nel successo del romanzo di Astrid Lindgren c’è anche un’altra protagonista che merita di essere raccontata. Cominciando dal principio. Da bambina, suo padre le diceva che “lì sono tutti buoni”. Con lì, intendeva l’Europa settentrionale, e Donatella Ziliotto finì il liceo e in autostop puntò verso la Scandivania.
In autostop verso Nord
Era l’inizio degli anni Cinquanta ed era di certo originale che una ragazza viaggiasse puntando il pollice verso l’alto. Lei, però, non se ne curava. In testa aveva la protagonista del romanzo “Bibi. Una bambina del nord” scritto dalla danese Karin Michaelis dove l’indipendenza della piccola protagonista si mischiava al rapporto della letteratura nordica con la natura, gli animali, l’ambiente circostante. E quando la giovane italiana giunse a destinazione, nel villaggio svedese di Vimmerby, ecco l’incontro con Astrid Lindgren, la “mamma” di Pippi Calzelunghe, divenuta un romanzo nel 1945.
“Sono io, so anche scrivere”
Donatella Ziliotto, scrittrice nata a Trieste nel 1932 e una delle maggiori esperte di letteratura per ragazzi, è colei che ha portato in Italia il personaggio della bambina più indomita della letteratura internazionale. Era il 1958 e la casa editrice Vallecchi le aveva affidato la nascita della collana “Il Martin Pescatore”. Del primo incontro tra lei e Astrid Lindgren ne parla a tanti anni di distanza la figlia, Martina Forti, che ha seguito le orme materne diventando anche autrice televisiva. “Quando mia madre giunse a Vimmerby”, dice, “cercò la scrittrice svedese ovunque senza trovarla. A un certo punto vide una signora, una contadina che spaccava la legna, e le chiese se sapeva dov’era. ‘Sono io. Ma non ti preoccupare, so anche scrivere’”.
Un catalogo che si arricchì di inediti
Fu un amore letterario a prima vista. Donatella Ziliotto già allora parlava svedese, ma quando si trattò di tradurre in italiano il primo libro di Astrid Lindgren lavorò insieme ad Annuska Palme. “La loro difficoltà”, racconta ancora Martina Forti, “era che Pippi parlava ricorrendo a modi di dire locali che andavano resi in modo efficace anche nella nostra lingua. Ci riuscirono e l’unione professionale con Annuska andò avanti a lungo, per anni”. Insieme tradussero altri romanzi di Astrid Lindgren usciti sempre per Vallecchi, come “Rasmus e il Vagabondo” e “Mio piccolo Mio”. E poi il catalogo si estese arrivando a comprendere altri grandi della letturatura internazionale, come Ende, Mary Norton o Tove Janson, la creatrice dei “Moomin”.
La scrittrice che vedeva i troll
“Mia madre andò fino in Finlandia per conoscerla”, aggiunge la figlia di Donatella Ziliotto, “e giunse su un’isola sperduta. Qui viveva Tove Janson e nella sua casa tutte le pareti riflettenti erano state messe faccia al muro per evitare che i troll si specchiassero”. È un mondo della fantasia che diventa reale, quello a caccia del quale per decenni è andata la scrittrice d’origine triestina, un mondo che si fonde con la vita degli scrittori. “Quando ‘Il Martin Pescatore’ chiuse per problemi economici dell’editore, mia madre temeva che i libri che aveva scoperto finissero in mano di persone che non avevano mai visto un troll e che non aveva incontrato Astrid nei panni di spaccalegna. Mia madre si immedesimava in quei personaggi e negli scrittori, nel loro anticonformismo, nella loro visione ampia e sfaccettata, più di quella che normalmente in Italia era proposta”.
“Le femministe si sono identificate in Pippi”
L’esperienza accumulata negli anni Donatella Ziliotto la trasfuse in nuove sfide, come quella della casa editrice Salani quando le offrì di fondare e dirigere la collana per l’infanzia “Gl’Istrici”, seguita da “I criceti” e “Le linci” per bimbi più piccoli e più grandi. “Mia madre recuperò moltissimi dei titoli a cui aveva lavorato in precedenza e che erano ancora molto attuali”. Intanto Pippi Calzelunghe continuava a mietere successi al punto che, quando giunse l’età del femminismo, dice Martina Forti, “qualcuno disse a Donatella che le femministe si sono sicuramente identificate in quella bambina. Non credo che a questo desse particolarmente credito, secondo lei in tutti i bambini c’era questa autonomia innata che avevano il diritto di esprimere”.
Harry Potter e Albus Silente: quando convinse J. K. Rowling
Fu così efficace la “mamma” italiana di Pippi Calzelunghe che, oltre ad aver portato in Italia molti inediti della letteratura nordica, ebbe un ruolo anche nell’avvento di Harry Potter, il maghetto creato dalla scrittrice britannica J. K. Rowling. “Mia madre non intervenne direttamente nello sbarco di questo personaggio da noi”, conclude Marina. “Ma curò il nome di alcuni dei protagonisti nella versione italiana, come Albus Silente, che inventò lei e che non c’entrava con il nome originale. Quando spiegò a Rowling le ragioni che l’avevano portata a chiamarlo in quel modo, la convinse in pieno”. Ci è riuscita perché, “nella sua osservazione delle dinamiche dei bambini e degli adolescenti, ha sempre tenuto conto di quello che accadeva intorno a loro non solo dal punto di vista familiare, ma anche il rapporto con la società esterna”. E per chi volesse una conferma provi a leggere “Tea patata”, il libro che Donatella Ziliotto ha dedicato a sua figlia Martina, una storia di famiglia calata nel 1968 e nei suoi fremiti politici.