
Da bambino, Giacomo Leopardi detestava la minestra. Questo aspetto – così saporitamente infantile – ce lo rende vicino, simpatico, amico.
Paolo Di Paolo, autore di “Giacomo il signor bambino” (Rrose Sélavy, 40 pagine, 14 euro) incastona i versi infantili all’interno di un racconto breve che si muove lungo sentieri narrativi di raffinata semplicità.
Un ragazzino vivace
Giacomo è un ragazzino vivace, che compie monellerie insieme ai fratelli e che organizza una epica impresa per far sparire dalla propria tavola l’odiata minestra , a cui ha dedicato versi ironici e inequivocabili:
“Ora tu sei, Minestra, de’ miei versi l’oggetto
E dir di abbominarti mi apporta un gran diletto.
Ah se potessi escluderti da tutti i regni interi…”.
Un agguato al cuoco, ma…
Nella notte che avvolge Palazzo Leopardi, i tre bambini tendono un agguato al cuoco ma…
Ecco, mi fermo su questo “ma” senza raccontare altro. La vicenda è tutta dentro questa intenzione di far fuori la minestra, nella tensione allegra dei tre bambini e nella sorprendente presenza del cuoco in piena notte. Ne scaturisce un vero incontro narrativo, tra il lettore e “il signor bambino”, accompagnato dalla suggestione delle belle tavole illustrate da Gianni De Conno e con l’introduzione di Mario Martone, regista de “Il giovane favoloso”.
Un libro che anche gli adulti apprezzeranno e che i bambini possono comunque leggere da soli. Dai 7 anni.