
Forse la “trovata” delle bollette ogni 28 giorni – con conseguente aumento delle tariffe dell’8,6% – subirà finalmente un stop. È in arrivo, infatti, una norma che dovrebbe cancellare la fatturazione a 28 giorni introdotta dalle compagnie telefoniche, contestata dall’Agcom ma dal 1° ottobre adottata anche per i pagamenti di Sky.
Ieri Michele Meta (nella foto in basso), Pd, presidente della Commissione Trasporti, Poste e Telecomunicazioni della Camera, ha fatto approvare una risoluzione a Montecitorio contro la fatturazione ogni 4 settimane.
Il governo impegnato ad agire
La risoluzione presentata da Meta impegna il governo “ad assumere iniziative normative, nell’ambito della manovra di bilancio per il 2018, per impedire che gli operatori telefonici e di telecomunicazione adottino una cadenza di fatturazione che non abbia come base il mese o un suo multiplo”.
“Se la pratica non verrà fermata in tempo – spiega infatti il deputato del Pd – c’è il rischio che altri settori la mutuino in fretta, perché la furbizia è purtroppo contagiosa: se è legittima l’aspirazione al profitto da parte delle aziende, lo è ancora di più il diritto dei cittadini alla trasparenza. Chi vuole aumentare le proprie tariffe lo faccia dunque alla luce del sole, sottoponendosi al giudizio del mercato, e non tramite accorgimenti ingannevoli che finiscono per danneggiare soprattutto i consumatori più indifesi”.
Le notizie del 15 settembre scorso
Un’altra voce, dopo quella espressa ieri del governo, contro le fatture di 28 giorni. È quella dell’Agcom, l’Autorità garante delle comunicazioni, e riguarda gli operatori della telefonia per i quali vengono annunciate sanzioni “se non rispettano l’obbligo di cadenza mensile della fatturazione”.
Si legge in una nota che “L’Autorità per le comunicazioni ha “deciso di avviare procedimenti sanzionatori nei confronti degli operatori telefonici Tim, Wind Tre, Vodafone e Fastweb per il mancato rispetto delle disposizioni relative alla cadenza delle fatturazioni e dei rinnovi delle offerte di comunicazioni elettroniche”.
L’Autorità aveva già dato regole per la telefonia fissa
“Al fine di garantire massima trasparenza e confrontabilità dei prezzi vigenti, nonché il controllo dei consumi e della spesa garantendo un’unità standard (mese) del periodo di riferimento delle rate sottostanti a contratti in abbonamento per adesione”, con una delibera del marzo scorso, l’Autorità aveva infatti stabilito, ricorda la nota, “che per la telefonia fissa e per le offerte convergenti l’unità temporale per la cadenza delle fatturazioni e del rinnovo delle offerte dovesse avere come base il mese o suoi multipli”. Al termine delle verifiche effettuate da Agcom, però, “è risultato che gli operatori menzionati non hanno ottemperato alla delibera dell’Autorità”.
Ancora non si parla di Sky
Non si parla di Sky, che si è avviata sulla stessa strada (per quella si attende, forse, l’Antitrust) ma “L’Autorità per le comunicazioni sta valutando l’adozione di ulteriori iniziative, anche per evitare che le condotte dei principali operatori di telecomunicazioni possano causare un effetto di ‘trascinamento’ verso altri settori, caratterizzati dalle stesse modalità di fruizione dei servizi”.
Contro le 4 settimane
Il Garante delle comunicazioni ha annunciato, quindi, sanzioni per gli operatori di telefonia che adottano fatturazioni a cadenza settimanale, cioè con una bolletta ogni quattro settimane, invece che mensile. Anche Sky, ad esempio, che opera in un settore diverso da quello delle telecomunicazioni, ha annunciato l’imminente adozione di un sistema di fatturazione ogni quattro settimane.
L’Unione nazionale consumatori: “Sanzioni esemplari”
“Bene, ma le sanzioni siano ora esemplari”: è il commento Massimiliano Dona (nella foto), presidente dell’Unione Nazionale Consumatori, alla decisione dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, di avviare procedimenti sanzionatori nei confronti degli operatori telefonici Tim, Wind Tre, Vodafone e Fastweb per il mancato rispetto delle disposizioni relative alla cadenza delle fatturazioni e dei rinnovi delle offerte di comunicazioni elettroniche. “A differenza di quanto sostenuto ieri alla Camera dal ministro per i Rapporti con il Parlamento, Anna Finocchiaro, al question time, non è vero che il Tar del Lazio il 7 giugno aveva accolto le richieste di sospensiva delle compagnie telefoniche, ma aveva solo anticipato il giudizio di merito. Dunque le compagnie telefoniche hanno proseguito imperterrite a violare la delibera di marzo scorso dell’Agcom, come se fossimo nel Paese delle banane”, aggiunge il presidente dell’associazione dei consumatori. “Per questo abbiamo presentato un esposto all’Antitrust, contro il reiterato comportamento degli operatori che si ostinano a fatturare a 28 giorni anche per la telefonia fissa” conclude Dona.
Adiconsum: “Serve subito una legge”
“Perché le aziende telefoniche sono passate da una fatturazione a cadenza mensile ad una a 28 giorni? E perché nonostante la Delibera 121717/CONS dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni la vieti per la telefonia fissa, le aziende telefoniche continuano ad applicarla?”.
Le domande al call center dell’Associazione
Queste sono le domande che tantissimi consumatori sia attraverso il call center Adiconsum 800 894191 che la nostra pagina facebook ci rivolgono ogni giorno.
Quello che molti consumatori non sanno – dichiara Carlo De Masi, Presidente di Adiconsum nazionale – è che la Delibera 121/17/CONS che prevede, almeno per quello che riguarda la telefonia fissa, il ritorno ad una cadenza a 1 mese, è stata impugnata dalle aziende telefoniche innanzi al Tar che si pronuncerà a febbraio 2018. Nel frattempo le aziende, ignorando la Delibera, stanno continuando ad applicare la fatturazione a 28 giorni.
Da 12 a 13 mensilità annuali, con un aumento dell’8,6%
La fatturazione a 28 giorni invece che a 1 mese, come da noi denunciato anche in sede di consultazione per la stesura della Delibera 121/17/CONS – dichiara Mauro Vergari, responsabile Tlc di Adiconsum (nella foto qui sopra) – sta comportando per i consumatori un aumento dei costi dell’8,6% nel passaggio da 12 a 13 mensilità, una vessatorietà nell’esercizio del diritto di recesso in quei contratti dove esiste il vincolo di permanenza per un certo periodo di tempo con la medesima azienda, ma soprattutto l’incertezza del giorno del pagamento o del prelievo in caso di RID bancario, che con la cadenza a 4 settimane slitta di mese in mese, andando ad incidere sui bilanci già in crisi delle famiglie italiane, esponendole al rischio di andare in rosso, aggiungendo ai costi della bolletta anche quelli della commissione di massimo scoperto applicati dalla banca.
Serve un intervento legislativo urgente
Per Adiconsum – conclude De Masi – occorre intervento legislativo urgente che disciplini con chiarezza i tempi minimi di fatturazione e che rafforzi gli strumenti sanzionatori delle Authority che attualmente sono inefficaci nei confronti delle aziende, che continuano a danneggiare i consumatori. Il rischio è che tutto il mercato dei servizi in abbonamento si adegui alla cadenza a 28 gg. L’annuncio di Sky è solo un primo esempio.
Il governo ieri si è dichiarato contro le 4 settimane
La denuncia del passaggio arbitrario dal mese alle 4 settimane di fatturazione si era levata da più parti. Ora ha deciso di intervenire anche il governo Gentiloni, con una presa di posizione molto chiara della ministra per i rapporti con il Parlamento, Anna Finocchiaro.
“Il governo reputa che, sempre a maggior tutela dei consumatori, l’omogeneità delle condizioni contrattuali in materia di trasparenza e di base temporale per il calcolo dei costi da fatturare debba essere un obiettivo da perseguire”: così l’esecutivo ha risposto ieri al question time, sul fatto che gli operatori “della telefonia” e “Sky hanno progressivamente modificato la cadenza delle fatturazioni” portandola a 28 giorni, “con un aggravio” sui consumatore”.
La “modifica” contrattuale più onerosa per gli utenti da parte di Sky scatta il prossimo 1° ottobre. Si tratta, quindi, di intervenire subito.
Intanto è stato detto che “il ministero dello Sviluppo sta anche valutando un “intervento normativo a supporto dei suddetti obiettivi”. Ma – nell’attesa dell’auspicato intervento – qualcuno deve fermare i gestori telefonici e ta tv di Murdoch.