
L’annuncio compare in questi giorni sulle reti Mediaset, Canale 5, Italia 1 e Rete 4: “Avviso importante: dal 7 settembre i canali Mediaset non saranno più visibili via satellite su Sky”. Avvertiti i telespettatori, ecco le motivazioni: “In assenza di accordi con Sky per l’uso dei contenuti Mediaset, [i nostri canali] saranno visibili sul digitale terrestre e sul satellite con TivùSat. Gratuitamente”. Insomma, sembra una querelle industriale, ma la scelta di Cologno Monzese fa rischiare proprio le piccate reti del Biscione che potrebbero registrare un crollo degli ascolti e, dunque, della raccolta pubblicitaria.
Nel passaggio anche 5 canali tematici
Perché una forma di autolesionismo del genere? I ben informati sostengono che si tratta di una reazione al no di Rupert Murdoch all’acquisto di Mediaset Premium. La ragione ufficiale, al di là dei rumors dei bene informati, è il rifiuto da parte di Sky di pagare la ritrasmissioni di Mediaset. Così niente più le 3 ammiraglie via satellite così come scompariranno anche altri 5 canali tematici, Iris, La5, Top Crime, Mediaset Italia 2 ed Extra.
A breve anche la chiusura della vertenza con Youtube
Nessun commento ufficiale da Sky dove tuttavia si torna a premere sul tasto dell’audience, che solo per Canale 5 rappresenta 13 punti percentuali di share. Dunque non è escluso un accordo dell’ultimo minuto con l’impero di Murdoch, un accordo che potrebbe essere concluso più o meno quando si chiuderà la guerra contro Youtube, la piattaforma di video sharing targata Google e accusata di aver infranti i diritti Mediaset riproponendo per frammenti o per intero propri contenuti.
Adiconsum: “L’Agcom intervenga”
“La decisione di Mediaset di criptare la visione dei propri canali dal bouquet di Sky – afferma Pietro Giordano, Presidente nazionale di Adiconsum – danneggia quegli utenti che vedono la televisione solo attraverso la piattaforma satellitare, utenti che, per continuare a vedere i canali Mediaset, saranno costretti ad acquistare il decoder di TIVUSAT, spendendo soldi, e non esercitando il proprio diritto ad utilizzare la tecnologia trasmissiva che più gradiscono.
Lo sbarramento tecnologico messo in atto da Mediaset – dichiara Giordano – rappresenta un ritorno al passato che, ai tempi della banda ultraveloce, degli smartphone sempre connessi e della globalizzazione non solo è anacronistico, ma nasconde ben altro”.
“Lo scontro con Sky danneggia i telespettatori”
Dietro alla decisione di Mediaset di criptare i suoi canali in realtà – sottolinea Giordano – ci sono altri motivi, come quelli di non voler più concedere gratuitamente a Sky la possibilità di inserire i principali canali Mediaset nel bouquet della pay tv satellitare (posizioni 4,5 e 6). Non essendo la pay tv satellitare una piattaforma tecnologica com’è, invece, la trasmissione da satellite, ecco che vengono tagliati fuori tutti coloro che vedono la televisione solo con la piattaforma satellitare.
In un’Europa che ci chiede di avere un mercato unico digitale anche nelle comunicazioni elettroniche la decisione di Mediaset è assurda.
“L’Autorità deve chiarire diritti e doveri di chi trasmette…”
È ora che Agcom faccia chiarezza tutelando i diritti dei consumatori e delle aziende televisive. Deve essere chiarito una volta per tutte cosa e quando una trasmissione televisiva può essere criptata. La scelta di codificare non può essere utilizzata per ragioni concorrenziali o per favorire una piattaforma trasmissiva a svantaggio di un’altra (satellite contro terrestre e viceversa)! Con questa anarchia siamo arrivati all’assurdo che gli italiani in Europa non possono vedere i canali italiani perché criptati. La criptazione normalmente si usa per i canali a pagamento o per quei programmi che non hanno acquisito i diritti per la trasmissione fuori dai confini nazionali (ad esempio, eventi sportivi visibili solo sul terrestre o su TIVUSAT). Alla luce di questo, chiediamo ad Agcom di controllare e di verificare le procedure di criptazione in atto.
Serve un tavolo di confronto con le associazioni dei consumatori
Agcom deve anche chiarire diritti e doveri di chi gestisce i bouquet televisivi e chi è tenuto a pagare per essere inserito nella numerazione del bouquet. Adiconsum – conclude Giordano – chiede ad Agcom l’apertura immediata di un tavolo di confronto con le associazioni consumatori per elaborare al più presto le delibere necessarie per regolamentare il settore. Chiediamo ad Agcom di bloccare la scelta di Mediaset fino a quando non ci saranno regole chiare.