
Non fa eccezione nemmeno Fastweb. Dopo Tim, Vodafone, Wind e Tre Italia, anche questo operatore torna, a partire dal 26 marzo, alla fatturazione ogni 30 giorni, rinunciando a quella a 28, come imposto per legge. Il costo di tutte le offerte mobile ricaricabili, fa sapere l’azienda, verrà calcolato su base mensile e lo stesso vale per le offerte in abbonamento. Ma senza rinunciare alla rimodulazione verso l’alto, con un aumento dell’8,6%, come già annunciato dalle altre società sul mercato.
Recesso per chi non accetta
La percentuale non è casuale perché corrisponde esattamente all’incremento di cui le aziende hanno beneficiato riducendo i tempi di fatturazione. Inoltre, chi ha un contratto di rete fissa o in abbonamento riceverà la bolletta il primo giorno di ogni mese via e-mail evitando così di pagare più due canoni anticipati. Dal 6 marzo e al 5 aprile, chi non vorrà più usufruire dei servizi Fastweb, potrà recedere e passare a altro operatore senza alcuna penale La casuale è la seguente: “Modifica delle condizioni contrattuali”.
“Aumenti ingiusti”: esposto a Agcom e Antitrust contro Tim, Vodafone e le altre, le notizie del 23 gennaio 2018
“Abbiamo presentato un esposto all’Agcom e all’Antitrust, in modo da impedire che le compagnie telefoniche facciano cartello e aumentino le tariffe, a totale discapito di consumatori ignari dei loro giochetti”: è quanto ribadiscono in una nota i parlamentari del Pd Alessia Morani (nella foto in basso), Simona Malpezzi, Stefano Esposito, Alessia Rotta.
“Le compagnie telefoniche – proseguono – stanno continuando a fare cartello per provare a giustificare un incredibile aumento delle tariffe dell’8,6% che avevano mascherato con il trucchetto delle fatture a 4 settimane. Una legge approvata dal Parlamento obbliga le società a tornare alla fatturazione mensile, come accade in tutta Europa, e qui si svela il bluff: le compagnie stanno inviando agli utenti una comunicazione che punta a strumentalizzare la novità legislativa allo scopo di coprire, per la seconda volta, l’aumento delle tariffe”.
“Non è vero che c’è un aumento dei costi”
“Non è vero – sottolineano gli esponenti del Partito democratico – che il ritorno alle 12 mensilità comporta un aumento dei costi, è invece vero che le compagnie hanno variato unilateralmente le tariffe passando alla modalità di pagamento a 4 settimane e che ora, non sapendo come fare, attribuiscono alla legge un costo che avevano maggiorato di nascosto e che era già esistente: è una doppia bugia. In più fanno il solito cartello: le compagnie telefoniche si sono accordate e stanno attuando le medesime modalità, così che è praticamente impossibile per l’utente sfuggire all’aumento della tariffazione”
Anche Vodafone fa scattare gli aumenti
Anche Vodafone – dopo Tim – annuncia aumenti dopo il ritorno della fatturazione a 30 giorni, a partire dal 1° aprile, come imposto dall’Agcom.
E infatti Vodafone Special 20 GB – una delle offerte più diffuse – aumenterà di prezzo. La promozione, dal primo rinnovo dopo il 25 Marzo 2018, subirà un rincaro. Il prezzo passerà dai 10 euro ogni 28 giorni a 10.86 euro ogni 30 giorni.
86 centesimi di euro in più al mese che in un anno equivalgono a 10.32 euro.
Inoltre il nuovo prezzo sarà valido da subito per coloro che verranno contattati da Vodafone per attivare la Special 20 GB. Questa è solo la prima notizia di Vodafone, che riguarderà una serie di rimodulazioni che danneggeranno il portafoglio degli utenti, gli stessi che già lo scorso anno hanno speso col il gestore 1.19 miliardi di euro.
Le notizie del 16 gennaio: la beffa di Tim
Suona come una beffa e ne ha proprio le caratteristiche: Tim, dal prossimo 1° aprile, torna alla fatturazione mensile al posto di quella ogni 28 giorni, ma aumenterà le tariffe dell’8,6%, proprio la percentuale che contava di incassare variando i tempi di pagamento. L’azienda è dunque la prima ad adeguarsi alla legge che ha soppresso le fatture ogni 4 settimane e gli altri operatori telefonici hanno tempo fino al 5 aprile.
Ci si chiede se gli altri gestori telefonici seguiranno Tim e cosa farà Sky con i suoi abbonamenti.
Quel che è certo è che – entro il 5 aprile 2018 – tutti i gestori dovranno adottare nuovamente la tariffazione mensile, pena il pagamento di eventuali multe dell’Agcom e un rimborso verso i consumatori di 50 euro più 1 euro per ogni giorno di fatturazione illegittima.
Rimane l’incognita rimborsi
Vista la scelta di Tim di ritoccare pesantemente verso l’alto i suoi costi, non si esclude che anche Vodafone, Wind Tre e Fastweb facciano lo stesso. Per il momento per tutti rimane la multa dell’Agcom di 1,16 milioni per non aver rispettato gli obblighi di fatturazione mensile e si resta in attesa di sapere a quanto ammonterà il rimborso per i clienti