Fragole tutto l’anno! La truffa sull’importazione della frutta in Italia

Quando ci rechiamo al mercato ortofrutticolo o anche al supermercato è impossibile non notare come nell’ultimo decennio sia diventata la norma trovare esposta per tutto l’anno una tipologia di prodotti che prima era impossibile trovare al di fuori del loro periodo di stagionalità.

Fragole, meloni e ciliegie ad esempio, prodotti ortofrutticoli che prima erano disponibili solo nel periodo primaverile – estivo oggi possono essere acquistati in qualunque periodo dell’anno.

Ai dubbi di chi si chiede come sia possibile una inversione di tendenza di questo tipo, e soprattutto come faccia tutta questa produzione ad apparire anche di così alta qualità, con frutta spesso esteticamente perfetta, i produttori rispondono che le nuove tecnologie, così come nuovi additivi e prodotti utilizzabili nella coltivazione, rendono possibili nuovi sistemi che stanno facendo cambiare completamente prospettiva a questo settore.

Ma è davvero così?. In questo articolo cercheremo di capire da dove viene importata esattamente questa frutta e cosa si cela dietro a questo nuovo mercato.

Le politiche di importazione della frutta in Italia e le truffe che ne conseguono

I casi di cronaca che riguardano importazione di frutta irregolare e nel non rispetto della normativa di settore sono ormai all’ordine del giorno; basta seguire la cronaca soprattutto locale per imbattersi in tantissime notizie che riguardano truffe di questo tipo ai danni dei cittadini.

Negli ultimi anni i vari governi che si sono succeduti hanno adottato una politica sempre più predisposta favorevolmente all’importazione, con una nuova domanda da parte dei consumatori che ha portato ad una crescita enorme nella richiesta di prodotti alimentari esteri.

Oggi si è sempre più informati sul cibo, sull’impatto di questo sulla salute, e si è sempre più interessati anche a sperimentare prodotti nuovi, a richiedere nel nostro caso frutta che provenga anche da altre nazioni e appartenga ad altre culture culinarie.

Il problema però si pone dal momento che ad essere importata non è solo quella frutta, definita a ragione esotica, che tradizionalmente viene prodotta in maggiore quantità e con maggiore qualità da altre nazioni, ma l’importazione dall’estero ormai riguarda qualsiasi tipo di frutta, anche quella di cui l’italia è riconosciuta come eccellenza e tra i primi produttori mondiali; non è assolutamente cosa insolita entrare in un supermercato per esempio della Sicilia e ritrovarsi arance che provengono dalla Spagna se non addirittura dalla California.

Questo crea certamente delle problematiche che è bene sottolineare. In primo luogo, c’è il problema della qualità della frutta importata. Nonostante sicuramente la vigilanza e i controlli sui prodotti, anche su direttive dell’UE, sono massicci e continuativi, e la normativa ha introdotto molte soluzioni che obbligano i commercianti a segnalare categoricamente la provenienza della frutta che vendono ed espongono, molta di essa continua a fuggire ai controlli di qualità.

Se come accennavamo a livello di importazione europea le norme dei vari stati nazionali comunque convergono verso punti in comune, sia a livello di regole di distribuzione che di metodologie di coltivazione e prodotti chimici utilizzabili, molto più complesso è riuscire ad avere un controllo unificato e globale, e permettere che nel mercato venga immessa solo frutta che segue tutta la normativa che ne può garantire l’assoluta qualità.

C’è una oggettiva difficoltà a far sì che tutti i prodotti alimentari importati siano adeguatamente etichettati, rendendo più difficile per i consumatori sapere cosa stanno acquistando esattamente, e da dove provenga.

Come dicevamo, la truffa è dietro l’angolo: il numero di frutta contraffatta che viene costantemente scoperta e ritirata dal commercio è sempre più elevato; frutta prodotta in zone del mondo fuori dalla mappa europea o italiana vengono spacciate per produzione locale, e questo comporta che non vengano rispettate le normative basi previste.
Un altro tipo di truffa che viene frequentemente scoperta e segnalata dai media riguarda anche frutta perfettamente etichettata come produzione locale ma che contiene sostanze che non sarebbe consentito utilizzare durante la coltivazione.

Un campo in cui le truffe paiono espandersi a macchia d’olio è quello della produzione bio: nonostante i precisi standard imposti anche in questo caso bisogna prestare molta attenzione e controllare costantemente che la dicitura Bio, che ha un valore preciso e importante, non venga utilizzata solo per tentare di attirare acquirenti e differenziarsi da altri produttori, quando in realtà i tipi di coltivazione hanno poco a che fare con metodologie legate all’agricoltura biologica.

L’impatto delle truffe nell’industria agricola italiana

industria agricola italiana

Un altro problema causato dall’importazione di frutta e dalle truffe che ne conseguono riguarda certamente l’impatto che causano sull’industria agricola italiana e su tutto il suo indotto. Da quanto detto fin ora in merito alla frutta straniera che viene spacciata per italiana è facile comprendere l’enorme danno che tutto questo causa all’indotto di questo settore industriale.

Oltre al fattore truffa dovuto all’aumento delle importazioni dall’estero, molti produttori italiani non riescono più a competere con i prodotti stranieri; molte nazioni estere hanno infatti la possibilità, derivante da economie più grandi, di poter imporre prezzi all’ingrosso molto più convenienti di quelli proposti dai produttori italiani. Il danno in questo caso è doppio: a livello di importazione la frutta locale viene sostituita da quella importabile a prezzi più bassi, a livello di esportazione anche le altre nazioni preferiscono comprare arance e fragole da chi offre prezzi più competitivi.

La tutela dell’ambiente: un’arma a doppio taglio?

Un’altra difficioltà che pesa sulle tasche della produzione agricola italiana è legato alle normative di tutela dell’ambiente in contrasto all’aumento dei gas serra e l’inquinamento delle acque.

Le normative europee e nazionali infatti, giustamente, oggi impongono ai coltivatori di rispettare una serie di criteri che non danneggino la natura; questo comporta in molti casi però un aumento delle spese di produzione, e aiuta quegli esportatori esteri, che non sono costretti a dover sostenere spese extra in merito a questa questione, ad imporre con più facilità i loro prodotti.

Questa situazione non fa che aumentare considerevolmente il numero di truffe e a contribuire perchè frutta proveniente da luoghi con certificazioni inesistenti o di scarsa qualità venga introdotta illegalmente nei nostri banchi ortofrutticoli.

Politiche per contrastare le truffe

Per contrastare al meglio il fenomeno della truffa nell’importazione della frutta è necessario dunque adottare misure sempre più rigorose per controllare e assicurarsi che i prodotti alimentari siano adeguatamente etichettati e sostenere i produttori locali con politiche, anche di incentivo economico, che non rendano tutti gli standard di qualità produttiva e rispetto dell’ambiente insostenibili per chi produce e per chi acquista da questi per rivendere.

Bisogna anche spingere sempre più su programmi di sviluppo che promuovano un’agricoltura sostenibile, che abbatta i costi di produzione e possa essere competitiva. Solo con queste misure, sarà possibile ridurre la truffa sull’importazione della frutta e migliorare la situazione futura dei produttori italiani.

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